Trasportiamo il Futuro

Domenica 14 maggio torna in tantissime città di tutta Italia l’allegra pedalata in sicurezza ideata dalla Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta per promuovere uno stile di mobilità attiva e sostenibile tra le nuove generazioni e diffondere l’uso quotidiano della bici, a partire dal bike to school.

In questa campagna nazionale si inserisce un adesivo “Trasportiamo il futuro”, un piccolo tassello che riguarda i bambini “trasportati”. Quelli che motivi di età vengono portati a scuola dai genitori (o dai nonni) sui seggiolini delle biciclette, nelle panchette delle cargo bike, nei sedili delle “long tail”. Insomma quelli che a scuola non vanno con la macchina. Quelli che necessiteranno in tempi brevi anche di “strade scolastiche

“Trasportiamo il futuro” Un adesivo come segnale. Inequivocabile.

Ne parliamo con l’ideatore, Marco Fardelli, architetto, socio Fiab Ciclocittà Varese ed Esperto Promotore della Mobilità Ciclabile, che vive e lavora a Busto Arsizio. Una passione per la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano (percorre qualcosa come circa 4000 km ogni anno in città per andare al lavoro, a far la spesa, in centro per svago) ed un impegno nello sviluppo della mobilità sostenibile. “Specie quella cittadina, fatta di biciclette e non di auto elettriche” ci tiene a specificare.

  • Come è nato “l’adesivo”?

L’idea mi è venuta un giorno in cui ero in giro con mio nipote messo sul seggiolino posteriore della bicicletta e sono stato superato a sfioro dal solito automobilista “distratto”, convinto di superare un birillo anziché due persone in bicicletta. E’ un atteggiamento inutilmente prevaricatorio e rischiosissimo per chi pedala. Dopo essere superati, spesso ci si ritrova fermi entrambi al semaforo rosso. In molti parti d’Europa per superare un ciclista c’è l’obbligo di lasciare una distanza di 1,5 metri. In Italia si parla di “distanza di sicurezza” lasciando a chi viaggia in automobile una libera interpretazione. Troppo spesso dannosa per chi viaggia in bicicletta.

  • So che non è la prima volta che ti “cimenti” in qualcosa di simile.

Avevo già realizzato con Legambiente BustoVerde un adesivo analogo per una campagna per le piste ciclabili che ha avuto un discreto successo tanto da essere utilizzata per una clip anche da Legambiente provinciale.

  • L’adesivo è un bel segnale di ottimismo.

Si, un adesivo colorato di giallo, ben visibile, con un testo semplice, immediatamente comprensibile e due piccoli disegni di due bambini ai lati (che ho prelevato da Freepik.com), da attaccare allo schienale del seggiolino o sui fianchi delle cargobike, con un messaggio chiaro: “Trasportiamo il futuro”. Nella convinzione che chi guida specie in città possa usare un occhio di riguardo nei confronti di un bambino che al di là di qualsiasi altra considerazione non ha niente a che vedere col traffico. Perché i bambini di adesso sono “Il futuro” di domani.

  • Vedo che nella parte bassa dell’adesivo ci sono diversi loghi.

Si ho coinvolto alcune associazioni istituzionali particolarmente sensibili all’argomento della mobilità sostenibile a cominciare da Fiab Varese, poi Legambiente BustoVerde (delle quali sono socio), Pollicino Green, Greenplanner e naturalmente la pagina web e FB di CityBustoBike nella quale tratto argomenti sulla mobilità sostenibile cittadina.

La mobilità sostenibile cittadina, specie quella ciclistica è ancora una cenerentola che incontra infiniti ostacoli e per la quale muoiono ogni anno decine di persone. Le statistiche sono impressionanti con morti ogni giorno. A Milano per non andar lontani si continua a morire in strada, travolti da camion. Una persona morta anche oggi, travolta da un camion in manovra. Sembra incredibile nel 2023 con tutte le tecnologie di controllo disponibili ma è così.

  • Cosa si può fare e cosa ci si può aspettare per il futuro?

Ci sono diversi fronti su cui agire. Da un lato esiste una parte importante del Paese che chiede di ridurre le velocità in città con una proposta di legge appena promossa da numerose associazioni tra cui Legambiente, FIAB, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Amodo, Clean Cities, Asvis e la Fondazione Michele Scarponi.

Dall’altro qualche personaggio politico parla con la pancia e dice che la gente deve andare veloce per “andare anche a lavorare”. Ma quelli sotto le ruote dei camion al lavoro purtroppo non ci arriveranno mai.

Oltre ai fronti istituzionali esiste anche quello personale che riguarda tutti noi ed è quello più faticoso perché ci chiede di mettersi in gioco personalmente. Ogni volta che si sceglie un mezzo diverso dall’automobile per muoversi in città, si contribuisce in maniera attiva. E con il mio contributo/messaggio, vorrei che fosse data anche ai bambini di adesso la possibilità di crescere all’interno di città meno violente e di poter “andare al lavoro” nei prossimi anni.

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